La storia del Festival

La cazoeula o cazzoeula (com’è d’uso chiamarla a Cantù ed in buona parte della Brianza) o casoeula o cassoeula (com’è invece d’uso nel milanese) è il più tipico dei piatti brianzoli, oggi diffuso, in diverse varianti, in buona parte della Lombardia. Le sue origini, risalenti nel tempo, affondano le proprie radici nelle arcaiche tradizioni culinarie invernali delle famiglie contadine brianzole.

Per celebrare questa nostra fantastica pietanza (che è la vera ed incontrastata regina della cucina brianzola) abbiamo creato nel 2013 ( per iniziativa dell’allora sindaco di Cantù Claudio Bizzozero ) il FESTIVAL DE LA CAZOEULA, nato a Cantù e successivamente esteso a comprendere l’intera Brianza comasca, Brianza lecchese e monzese.

Per definire l’originario disciplinare del festival, l’allora sindaco inviò, a tutte le canturine over 80, una lettera in cui chiese loro di spedire in Comune le loro personali ricette di preparazione del piatto. Centinaia di canturine risposero all’appello e dall’insieme delle risposte venne ricavato il disciplinare originario del festival, rimasto in vigore fino al luglio 2024, quando venne sostituito dal nuovo disciplinare, comprensivo delle diverse varianti di ricetta, previste nelle diverse zone di diffusione del piatto. Contemporaneamente alla modifica del disciplinare, è stato anche variato il nome del festival, aggiungendo al termine “cazoeula” (tradizionalmente utilizzato a Cantù) il termine “cassoeula” (più diffuso negli altri territori).

Il festival si propone di preservare e valorizzare la tradizione di questo nostro succulento e gustosissimo piatto a base di verze, costine e cotenne, un piatto che per noi brianzoli è qualcosa di più di una semplice pietanza, rappresentando un vero e proprio fondamento di riconoscimento identitario locale (non a caso, la cazoeula non si mangia da soli ma in compagnia, innaffiata da una buona barbera o una buona bonarda, entrambe rigorosamente dell’Oltrepo Pavese).

Ogni anno dal 2013, a partire dal giorno di Sant’Antonio (17 gennaio) fino alla fine di febbraio, gli chef brianzoli si sfidano per aggiudicarsi l’ambito trofeo CAZOEULA D’ORO

attribuito alla miglior cazoeula dell’anno, valutata sulla base dell’insindacabile giudizio della giuria popolare,  di quella tecnica ( composta da chef dell’Associazione Cuochi della Provincia di Como, Lecco e Monza Brianza e da giornalisti di settore) e del Conclave della Cazoeula composto da tutti i ristoratori partecipanti al festival.

La lettera da cui tutto ebbe inizio

Cantù, 13 novembre 2013
Egregio Sig. Sindaco,

sono Elda Borghi, nata a Fecchio il 21 ottobre 1930 e abito a Cantù in via California, n°2. Colgo il Suo invito e sono contenta di affidare a questi fogli i ricordi di mio padre Edoardo. Nelle sere d’inverno, dopo la cena, mentre la mamma lavava i piatti in una bagnarola posata sul tavolo della cucina, egli sedeva ad impagliare le sedie di casa e ci raccontava bellissime storie che incantavano me e i miei fratelli. Tra queste anche la storia vera del matrimonio dei suoi genitori contadini (Carlo Borghi detto Carleu e Virginia Molteni, detta Gila, vissuti a Cantù tra la metà dell’800 circa al primo trentennio del ‘900), i quali ebbero per pranzo di nozze, appunto, la famosa cazoeula, di cuì leì ha invitato le signore ultrasettantenni di Cantù a scrivere la rìcetta.

Riporto quindi integralmente la storia che mi raccontava mio padre e di cui ho un ricordo nitido e caro, a testimonianza della veridicità della mia versione della ricetta della cazoeula che le invio.

Non so se questa mia ricetta sia più o meno corretta o fedele alla tradizione, sta di fatto che le cose andarono così.

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